Ormai è una costante dei bollettini quotidiani: quasi il 70% dei nuovi casi italiani, positivi al Coronavirus, si rileva in Lombardia. Una lunga coda pandemica che ancora non si esaurisce. Intanto, l’Oms e l'Iss già prevedono una “possibile seconda ondata” in autunno. E di “inevitabili" future infezioni parla anche l’autorevole immunologo Anthony Fauci, direttore dell'Istituto per le Malattie infettive statunitense, precisando però che “tutto dipenderà da noi”: se avremo “personale, test e risorse per identificare i casi, isolarli e tracciare i contatti, quando arriveranno le infezioni potremo evitare che diventino una seconda ondata". È dello stesso parere Vittorio Carreri, il medico igienista che per 30 anni ha guidato le attività di prevenzione di Regione Lombardia.
Sono stanche, arrabbiate, deluse. Ma anche decise a non mollare finché non otterranno da Regione Lombardia le risposte a ciò che chiedono da mesi. Innanzitutto di fare test e tamponi per gli operatori che assistono a casa i disabili gravi e gravissimi. Gli esami diagnostici sono indispensabili per operare in sicurezza e sono la condizione imprenscindibile anche per i loro familiari. I rappresentanti del Comitato famiglie disabili lombarde sono scesi in piazza
Mentre attendiamo i risultati dell’indagine epidemiologica del Ministero della Salute che è partita il 25 maggio in tutta Italia, c’è chi afferma che il virus si sia “indebolito” e che gli italiani siano ormai al sicuro dal contagio. Anche le polemiche all'interno della comunità scientifica rischiano di creare confusione, lasciando spazio ad affermazioni negazioniste “no-mask” e “no-vax” che mettono a rischio la salute pubblica. Al di là di polemiche politiche e pretestuose, e in attesa di evidenze scientifiche, una cosa appare certa:
Su un totale di oltre 235mila casi di Covid-19 in Italia, quasi il 40% (oltre 89mila casi) si trova in Lombardia. Questa regione ha anche il più alto numero di decessi – più di 16mila all'inizio di giugno 2020 - e il tasso di letalità maggiore d'Italia, 18 per cento Ma la Lombardia ha anche altri primati negativi. In primis il numero più basso in Italia di tamponi in rapporto ai contagi: qui si registra infatti un caso positivo al Coronavirus ogni 5 lombardi sottoposti al tampone,
La Riforma Maroni che regola la sanità di Regione Lombardia (legge n.23 del 2015) venne approvata dal Governo in via sperimentale e con l’obbligo di essere sottoposta a verifica dopo 5 anni.
Oggi, alla luce della risposta ritenuta insoddisfacente alla pandemia di Covid (14mila vittime in Lombardia, la regione più colpita) un gruppo significativo di migliaia di cittadini, professionisti e politici lombardi chiede al Governo di porre fine alla “sperimentazione” della Riforma Maroni per tornare al rispetto della legge nazionale.
Ecco il testo integrale della lettera: