Dove va la sanità lombarda? È l’importante quesito sollevato nel convegno che si è tenuto ieri, 25 gennaio, alla Casa della Cultura di Milano, organizzato dal Movimento culturale per la difesa e il miglioramento del Servizio sanitario nazionale. Un tema di crescente rilevanza nazionale, in particolare dopo che il ministero della Salute ha aperto un’istruttoria sulla legge sanitaria varata a dicembre scorso dalla Lombardia, per verificarne la compatibilità con il quadro normativo italiano.
Il diabete mellito di tipo 2 rappresenta una patologia cronica con una prevalenza in crescita nella popolazione italiana, pari al 6-7% (oltre 3,5 milioni di pazienti), e un impatto rilevante in termini di morbosità e mortalità. Circa un terzo dei pazienti è seguito esclusivamente dal medico di medicina generale (MMG) che finora non era autorizzato a prescrivere 3 categorie di farmaci che sono diventate di grande rilievo per il trattamento del diabete e delle sue complicanze: inibitori del SGLT2, agonisti recettoriali del GLP1 e inibitori del DPP4.
La nuova legge della sanità lombarda (LR n.22), targata Fontana - Moratti e varata il 14 dicembre scorso, è sotto i riflettori del Ministero della Salute che sta conducendo un’istruttoria per verificarne la compatibilità o meno con il quadro normativo sanitario nazionale.
Su una popolazione di 51 milioni di persone con più di 18 anni di età, oltre 24 milioni presentano una patologia cronica. E di questi 8,4 milioni sono ultra 65enni. Nella fascia 65 - 75 anni, più della metà convive con una o più patologie croniche e questa quota aumenta fino ad interessare i tre quarti degli ultraottantacinquenni.
In questi giorni l'antibiotico Zitromax, il più utilizzato nei casi di Covid, risulta introvabile nelle farmacie, anche a causa del suo utilizzo eccessivo e improprio per il Covid-19. Al momento, il farmaco equivalente è ancora disponibile, ma è possibile che non riesca a soddisfare la richiesta visto che il brand copre circa il 50% del mercato. E mentre i medici di famiglia rilevano che la prescrizione è indicata solo nei casi in cui c'è il sospetto di un'infezione batterica, l'Aifa precisa che l’azitromicina, e nessun antibiotico in generale, è approvato, né tantomeno raccomandato, per il trattamento di Covid-19.