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Dove va la sanità lombarda?  È l’importante quesito sollevato nel convegno che si è tenuto ieri, 25 gennaio, alla Casa della Cultura di Milano, organizzato dal Movimento culturale per la difesa e il miglioramento del Servizio sanitario nazionale. Un tema di crescente rilevanza nazionale, in particolare dopo che il ministero della Salute ha aperto un’istruttoria sulla legge sanitaria varata a dicembre scorso dalla Lombardia, per verificarne la compatibilità con il quadro normativo italiano. 

“La legge regionale n.22 del 2021 è in questi giorni all'esame dei competenti uffici del Ministero della Salute - spiega Vittorio Carreri, coordinatore del Movimento culturale per la difesa del SSN insieme con Susanna Cantoni -: il Governo può proporre correzioni e modifiche e, nel caso lo ritenesse opportuno, ricorrere alla Corte Costituzionale. Questa verifica comporta un'enorme responsabilità: avallare la LR 22/2021, infatti, significherebbe accettare un modello che mette a rischio gli stessi principi e i valori costitutivi del Servizio sanitario nazionale; e ci sono alcune regioni, non certo le più virtuose, già pronte a seguire questo modello”.

Tra i punti di maggiore criticità della nuova legge lombarda, secondo gli esperti del Movimento, il ruolo assegnato alla sanità privata, che nella nuova legge della Lombardia viene posta sullo stesso piano della sanità pubblica, mentre il quadro normativo nazionale (legge 833/78) stabilisce con chiarezza che i privati possano avere un ruolo integrativo della sanità pubblica, e non sostitutivo.

Inoltre il nuovo provvedimento della Lombardia non interviene in maniera adeguata sulla medicina territoriale che continua a mostrare drammatiche carenze. Un altro punto fondamentale è l’ulteriore depauperamento delle attività di prevenzione. Tanto che anche la SItI ( Società scientifica di Igiene, Medicina Preventiva, Sanità Pubblica) sottolinea Vittorio Carreri, “ha bocciato di fatto la legge regionale n. 22 del 2021 della Regione Lombardia per la parte per tutti noi fondamentale ed irrinunciabile della prevenzione e della sanità pubblica”. L'esperto rileva che lo stesso Presidente nazionale della SItI dottor Antonio Ferro, ne ha fatto notare “la debolezza con gli indirizzi nazionali e con la consolidata expertise in materia di prevenzione e di promozione della salute in quanto separa la programmazione dalla erogazione delle attività di prevenzione, istituendo due dipartimenti di cui uno programmatorio nelle ATS e uno funzionale nelle ASST”.

“Il Movimento culturale che coordino con la dottoressa Susanna Cantoni concorda con questo giusto giudizio – spiega Carreri -. Faccio presente tuttavia che la legge sanitaria della Regione Lombardia soffre di queste carenze già dal 2015, con la legge n.23, voluta dall’allora governatore della lega, Roberto Maroni: si tratta di una illecita e incongrua separazione non solo per la prevenzione ma anche per tutte le altre attività sanitarie, sociosanitarie, sociali”. “La revisione di detta legge, peraltro richiesta dall’Agenas nei mesi scorsi, non può riguardare la sola importantissima prevenzione. Va dunque rivista la legge sulla sanità, dal Consiglio Regionale, e non può essere pertanto avallata dal Governo nazionale in quanto sicuramente illegittima e di dubbia costituzionalità”. carreri1Secondo Carreri, l’impianto della legge 23/2015 (che avrebbe dovuto essere modificato in base alle richieste del Governo), è rimasto di fatto immutato, ed anzi c’è stata una proliferazione di nuovi enti: “C’è una crescente entificazione,  considerando il numero di strutture sanitarie, con le Aziende Ospedaliere e i Dipartimenti di Prevenzione “funzionali” nelle ASST in aggiunta agli 8 Dipartimenti di Igiene e Prevenzione Sanitaria delle ATS. Inoltre tutto il settore veterinario è in gran parte scorporato e non tenuto presente nella nuova legge, e non si sono potenziati i Laboratori di Prevenzione, che forse sono quasi estinti". 

Carreri sottolinea anche che “manca un’ indicazione credibile delle risorse professionali necessarie e delle rilevanti risorse economiche e finanziarie indispensabili per il personale”. Scondo quanto previsto dal PNRR "sono state previste le Case di Comunità, e gli Ospedali di Comunità. Questi ultimi, sembrano ricordare le storiche infermerie locali. Peraltro faccio notare che gli ospedali pubblici e privati in Lombardia sono 200, non pochi…. Inoltre, forse finalmente si istituiranno i Distretti, ma a tale proposito si aprono nuove possibilità rischiose alla sanità privata di mettere le mani anche sul territorio, comprese le Case di Comunità".

Restano le 8 ATS (Agenzie di tutela della salute) e resta invariato il numero delle 27 ASST (Aziende socio sanitarie territoriali): queste ultime assumono il controllo totale anche dell'assistenza territoriale, con le note esperienze ospedaliere quasi esclusive, specie nel nostro tempo, che sono la concausa efficiente della malasanità e del tremendo disastro pandemico con oltre 34.000 deceduti per Covid-19 in Regione Lombardia.

Una parte del Piano-programma del PNRR deve essere presentato dalle Regioni al Governo nazionale entro il mese di febbraio 2022. “Secondo Letizia Moratti protagonista della controriforma, le risorse economiche e finanziarie del PNRR per la Lombardia per le 203 Case di Comunità e per i 60 Ospedali di Comunità previste sono pari a 1,2 miliardi di euro”. Entro il 2022, debbono essere realizzati sia le Case di comunità che gli ospedali di comunità. Dove si troverà il personale necessario e qualificato non è dato di conoscere. Incerte anche le funzioni di questi nuovi presidi, specie per i rilevanti temi della Medicina Generale e per la Specialistica. Aperta e incerta anche la soluzione per la direzione sia dei Distretti che delle C.d.C. Ripeto gli O.d.C. rischiano di essere simili alle antiche infermerie".

Che fare, dunque? "Noi, come Movimento culturale, fin dal gennaio 2021, abbiamo indicato in più documenti come dovrebbe essere per linee essenziali il Piano Regionale sanitario, sociosanitario, sociale. Abbiamo inoltre segnalato da tempo che le leggi regionali sulla sanità, dalla L.R. 31 del 1997 alla L.R. 23 del 2015, fino al provvedimento normativo approvato il 30 novembre 2021, sono chiaramente illegittime perché contrastano con i principi e i valori di cui alla Legge 833/1978, e ai Decreti legislativi dal 502 del 1992 fino al 229 del 1999. Inoltre sono di dubbia costituzionalità. Abbiamo chiesto al Ministero della salute di rinviare anche il recente provvedimento normativo per i motivi espressi in questa nota. Abbiamo attivato alcuni Sindaci dei Comuni lombardi in quanto di fatto ancora una volta privi di qualsiasi ruolo rilevante sulla sanità pubblica nonostante che loro formalmente siano tuttora autorità sanitarie locali. Forse è tempo che intervengano direttamente i consigli comunali".

La Regione, a nostro avviso, rinuncia de facto al suo ruolo di programmazione e di controllo. Istituisce un assurdo, inutile e assai oneroso Centro Regionale per la lotta alle malattie infettive di fatto esautorando le ASST, i Dipartimenti deputati alla prevenzione, le UUOO di malattie infettive, le cliniche universitarie competenti in materia, i Laboratori di Prevenzione, i Laboratori di Microbiologia, i Laboratori di Virologia, i Centri di ricerca scientifica competenti e autorevoli in materia di prevenzione, diagnosi e cura della Malattie infettive specie di quelle contagiose e diffusive".

"Continueremo a batterci - conclude Carreri - per un migliore Servizio sanitario, sociosanitario, sociale per la Regione Lombardia e anche per il SSN in pericolo grave. Molti consiglieri regionali nella Assemblea legislativa hanno fatto riferimento alle nostre posizioni e proposte. Tutto ciò ci stimola a non mollare a livello locale, regionale e nazionale".

 

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