Hanno scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere di intervenire sul tema della responsabilità sanitaria, in primis per la “depenalizzazione della colpa medica”. Una questione più che mai attuale, considerando che ogni anno circa 35mila le denunce colpiscono i medici, e di queste il 95% finisce nell’assoluzione o nell’archiviazione.
A firmare la lettera, inviata nei giorni scorsi al Capo dello Stato, sono oltre 700 camici bianchi riuniti nel gruppo “Medici Italiani, la più Grande Comunità Medica di Sempre”, presente come gruppo Facebook a partire dal 2012 e che oggi conta 96.172 iscritti. “Una comunità apartitica e apolitica”, tiene a precisare Camillo Il Grande (sopra, nella foto), chirurgo ospedaliero nel SSN e ideatore del Gruppo per soli medici che durante la pandemia (con il nome “Coronavirus, Sars-CoV-2 e COVID-19”) ha gestito la condivisione delle informazioni in tempo reale, registrando 100mila iscritti e ricevendo riconoscimenti per l’aiuto alla comunità medica.
Dopo l’emergenza Covid, anche a causa delle numerose criticità del SSN, "la vita dei camici bianchi è andata peggiorando", sostiene Camillo Il Grande. “In seguito al boom di denunce rivolte ai medici, divenuto una vera e propria tendenza degli ultimi anni, abbiamo effettuato numerosi sondaggi e discussioni all’interno del nostro gruppo, dal 2020, dedicati espressamente ad hoc, con l’hashtag: #depenalizzazionecolpamedica”. Lo stesso ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha sollevato questo tema scottante, e pertanto “siamo felici di poterlo appoggiare in questa causa che tanto sta a cuore alla nostra categoria e che, in qualche maniera, consideriamo anche nostra”.
Qualche mese fa il ministro Schillaci, intervenendo a proposito della richiesta di revisione della legge 24/2017 (legge Gelli), ha ricordato che la stragrande maggioranza (il 95%), delle denunce per malpractice nei confronti dei camici bianchi finisce con l'archiviata o l'assoluzione, mentre l’eccesso di prescrizioni inappropriate costa invece al Servizio Sanitario Nazionale circa 10-11 miliardi l’anno. In quell’occasione il ministro ha ribadito anche che tutelare il personale sanitario significa garantire migliori cure ai cittadini, e assicurare che la prescrizione di un esame diagnostico sia volta a offrire un beneficio di salute al paziente e non a evitare contenziosi giudiziari.
Oggi, dunque, nella lettera aperta al presidente della Repubblica Mattarella, il gruppo “Medici Italiani”, noto come i “Centomila medici su Facebook”, chiede innanzitutto l’abolizione della colpa medica nel diritto penale, mantenendo unicamente il dolo. “L’aumento del contenzioso paziente-medico ha determinato l’instaurarsi della cosiddetta “medicina difensiva”, ossia non operare sempre la scelta terapeutica più opportuna per il paziente, ma la meno rischiosa per il medico”, scrivono i Medici. “I sanitari – recita il testo della lettera - spesso per rassicurare i pazienti, più che per reale convincimento scientifico, richiedono molti esami, spesso costosi, oltre a quelli strettamente indispensabili. Le assicurazioni hanno aumentato i premi delle polizze per responsabilità professionale a carico dei medici. Tutto ciò ha determinato un aumento dei costi globali dell’assistenza e un peggioramento globale della qualità dell’assistenza a scapito del cittadino. Mantenere queste condizioni lavorative mortificanti e stressogene, con stipendi oltretutto non proporzionati a quelli dei colleghi europei spinge sempre più i medici italiani a lasciare l’Italia e disincentiva i nostri medici connazionali all’estero a rientrare. Pertanto la sola via percorribile per offrire serenità ai medici è la depenalizzazione ammettendo la possibilità di dolo”.
Del resto, sottolinea Camillo Il Grande, “sono rimasti pochi i Paesi al mondo dove la responsabilità medica, al di fuori del dolo, è inclusa nel codice penale, e tra questi Italia, Polonia e Messico”.
Il gruppo Medici Facebook chiede anche “Che in tutti i casi (diritto civile e diritto penale) di lesione o decesso avvenuto in azienda (pubblica o privata) la denuncia non potrà essere rivolta « ad ignoti » o direttamente ai dipendenti ma all’azienda presso la quale questi lavorano ed alla quale azienda hanno deciso di affidarsi; senza, quindi, che i medici siano costretti a presenziare a numerose udienze in veste di imputati o di testimoni”.
La terza richiesta è che “L’azienda non debba, nell’eventuale risarcimento pecuniario, potersi rivalere, poi, sul dipendente essendo, le complicanze o lo stesso “errore”, il frutto di un lavoro svolto.
Infine, la quarta istanza: “In tutti i casi il medico accusato ingiustamente deve, poi, avere diritto ad un congruo risarcimento con la sentenza di assoluzione, a causa dei danni subiti”. Danni morali, biologici, economici, di immagine e rischi di demansionamento”. Con la richiesta che “questi stessi provvedimenti auspicati peri noi medici siano applicati anche al personale infermieristico e parasanitario in genere”.
Qui il testo della lettera: LetteraMediciItalianiDepenalizzazione.pdf
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