L'iniziativa, organizzata dalla Società italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), punta a sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema cruciale del crollo della natalità nel nostro Paese.
“La gravissima riduzione delle nascite rappresenta un problema sociale a cui tutte le forze istituzionali, le società scientifiche, i mass media, devono contribuire”. Ad affermarlo è Nicola Colacurci, professore ordinario di Ginecologia presso l’Università della Campania Luigi Vanvitelli, nonché presidente Sigo (Società italiana di Ginecologia e Ostetricia). Sono diverse le cause che, sommandosi, contribuiscono al crollo delle nascite in Italia: “Si va dall’innalzamento dell’età in cui le coppie decidono di avere un figlio, alla mancanza di politiche a sostegno della maternità, a un modello socioculturale che impone alla donna, se vuole perseguire i suoi obbiettivi di realizzazione personale, di posporre il suo desiderio di gravidanza situazione che riduce in maniera significativa la possibilità di avere un figlio ed esclude inevitabilmente l’ipotesi di un secondo”.
Un problema cruciale secondo la Società italiana di Ginecologia e Ostetricia, che ha organizzato una manifestazione il 17 e 18 settembre, intitolata “Natalità: quale futuro?”. L’evento, che si svolgerà a Napoli, nella centralissima piazza Plebiscito prevede screening clinici sulla coppia con valutazione del potenziale riproduttivo di entrambi i partners, box informativi cui rivolgersi per avere chiarimenti circa tutte le tematiche relative la riproduzione, l’avvio di campagne di sensibilizzazione al sostegno alla maternità, oltre a dibattiti e incontri con numerosi esperti.
“Siamo davanti a a una situazione molto complessa - afferma Nicola Colacurci - in cui le donne che si rivolgono a noi per un aiuto a diventare madri hanno un’età sempre più elevata che spesso supera abbondantemente i 37 anni, momento in cui sappiamo che la capacità riproduttiva femminile va via via diminuendo. L’età media delle prime gravidanze si è significativamente elevata negli ultimi due decenni, e sono moltissime coloro che rinviano il momento della maternità anche oltre i 40, spesso fuorviate anche dai mass media che enfatizzano le storie di personaggi famosi che diventano genitori intorno ai 50 anni e che fanno apparire una maternità a quell’età come facile, sicura e accessibile a chiunque in qualunque momento”.
Diventare genitori in età avanzata - spiega ancora Colacurci - non è semplice sia da un punto di vista medico che per le energie che la cura di un bambino richiede e che saranno inevitabilmente ridotte con l’avanzare dell’età. Sulle modifiche degli stili di vita e sui supporti sociali che le istituzioni dovrebbero dare a chi vuole avere una gravidanza e che dovrebbero continuare in maniera significativa almeno per i primi anni di vita del bambino, si discuterà ampiamente nella due giorni napoletana, cosi come si discuterà ampiamente sul supporto che le tecniche PMA possono dare a tale problematica. Basta ricordare che attualmente circa il 15% di nuovi nati , sono nati da tecniche PMA. Si parlerà anche di preservazione della fertilità, cioè della possibilità per le donne di crioconservare i propri ovociti in una età di massima capacità riproduttiva.
È chiaro che una realtà come questa non può essere imputata esclusivamente al fattore età ma è il risultato di una serie di concause che toccano differenti aspetti ambientali e culturali. Nelle coppie con desiderio riproduttivo si osserva inoltre un aumento dell’infertilità di coppia .Tra i fattori che favoriscono l’infertilità, o comunque la maggiore difficoltà che riscontrano le coppie ad avere un figlio, vi è certamente l’inquinamento ambientale, così come i nuovi stili di vita, che impattano in maniera significativa sul potenziale riproduttivo di entrambi i partners.
Che fare, dunque, per invertire questa tendenza che, se da un lato va di pari passo con l’innalzamento delle prospettive di vita della società occidentale, dall’altro rischia di regalarci un futuro di figli unici di genitori sempre più anziani? “Innanzitutto è necessario dare un sostegno concreto alla maternità: oggi una donna che lavora, se rimane incinta, rischia di vedere azzerate le sue prospettive di carriera, quando non addirittura di perdere il lavoro. Non è un caso se le specializzande in medicina scelgono spesso di diventare madri durante il loro percorso di specializzazione, tutelato e retribuito, mentre donne che svolgono altre professioni rimandano a tempo indeterminato il momento della maternità. Probabilmente gli ammortizzatori sociali previsti attualmente per le donne lavoratrici in gravidanza non sono efficaci e vanno quindi potenziati, così come andrebbero favorite, anche da un punto di vista legislativo, iniziative come gli asili aziendali o i permessi di paternità. Ad oggi, infatti, rimane un dato di fatto incontestabile: sono ancora le donne quelle su cui ricade il maggior peso della genitorialità e questo spesso le costringe a una scelta lacerante tra la realizzazione professionale e quella familiare”.
Proprio per iniziare a invertire la tendenza in atto a una maternità sempre meno naturale e spesso complessa, la SIGO ha scelto di scendere in piazza il 17 e 18 settembre con la due giorni “Natalità: quale futuro?”, perché è sempre dalla conoscenza e dal confronto che nascono le soluzioni.
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