È un’eredità pesante, quella della pandemia da Covid-19, e non solo per gli oltre 233 milioni di persone colpite e 4,8 milioni di decessi nel mondo. Purtroppo, non c'è "solo" il nuovo coronavirus. In questo anno e mezzo, per la paura di contagiarsi ma soprattutto per la pressione del Covid sugli ospedali, il ricorso a visite ed esami per le altre patologie si è drasticamente ridotto, mentre la mortalità rischia di aumentare, in primis a causa delle malattie cardiovascolari: dopo un calo dei decessi negli ultimi decenni che è stato il frutto delle attività di prevenzione, ora i numeri sono di nuovo in aumento.
Insomma assistiamo a un'inversione di tendenza sia sul fronte delle cardiopatie ischemiche che su quello delle malattie cerebrovascolari. Oggi la prevenzione è più che mai fondamentale per recuperare il ritardo e rendere più realistica la riduzione del 25% della mortalità prematura da malattie non trasmissibili, come raccomandato dagli esperti nell'Italian Urban Health Declaration ai Governi dei Paesi del G20.
"La pandemia - evidenzia Massimo Volpe, presidente della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare (Siprec) - ha avuto una serie di effetti importanti. Basti pensare che in un articolo pubblicato su European Heart Journal il numero di infarti arrivati in ospedale nel marzo 2020 sono stati la metà di quelli di marzo 2019. Quindi anche persone con infarto non si sono recate in ospedale, senza contare chi ha una malattia cronica come l'ipertensione o lo scompenso cardiaco".
E se non si invertirà la rotta potenziando la prevenzione, il rischio è che nel 2030 possano registrarsi fino a 66.000 decessi al giorno a causa di problemi al cuore. È come se quotidianamente scomparisse una città come Massa o Trapani..
Ciò che preoccupa di più è nell'ultimo anno e mezzo abbiamo assistito a una riduzione tra il 50 e l'85% dell'attività chirurgica, del 55% degli interventi di cardiochirurgia, del 75% degli elettrocardiogrammi trans esofagei e delle diagnostiche per cardiopatia ischemica, del 10% di nuove diagnosi di scompenso cardiaco e ad un aumento del 20% della mortalità cardiovascolare e di quella in generale. Anche per questo, in occasione della Giornata mondiale del cuore, la priorità è ripensare le strategie di contrasto alle patologie cardiovascolari nel post-Covid, considerando il territorio come attuatore di politiche sanitarie efficaci.
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