Pubblicato su Neurological Sciences uno studio che mette in luce, per la prima volta, come il Sars-CoV-2 possa manifestarsi non solo tramite segni respiratori o sintomi mentali generalizzati, ma anche con segni neuropsicologici altamente specifici come l’agrafia, cioè la perdita della capacità di scrivere, e l’afasia di conduzione, ossia l’incapacità di ripetere le parole udite.
"Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2" (Sars-CoV-2) è il nome del nuovo ceppo di coronavirus responsabile della pandemia di Covid-19 che finora (al 1 ottobre) ha contagiato 33.722.075 di persone causando 1.009.270 morti in 235 paesi, aree o territori del mondo. Secondo gli scienziati questo coronavirus è fratello di quello che ha provocato la Sars (Sars-CoVs), da qui il nome scelto di Sars-CoV-2.
Quali i sintomi della malattia? Secondo il Ministero della Salute la sintomatologia del Covid-19 varia in base alla gravità. Si va dall'assenza di sintomi (i cosidetti asintomatici) alla presenza di febbre, tosse, mal di gola, debolezza, affaticamento e dolore muscolare e nei casi più gravi, polmonite, sindrome da distress respiratorio acuto, sepsi e shock settico, che potenzialmente portano alla morte.
I sintomi più comuni sono la febbre da 37,5°C in su accompagnata da brividi, tosse di recente comparsa, difficoltà respiratorie, perdita improvvisa dell’olfatto (anosmia) o diminuzione dell'olfatto (iposmia), perdita del gusto (ageusia) o alterazione del gusto (disgeusia), raffreddore o naso che cola, mal di gola e diarrea (soprattutto nei bambini).
Il virus ha anche effetti neurotropi, coinvolgendo la sfera mentale e comportamentale: in letteratura sono riportati casi di pazienti affetti da confusione, agitazione e segni psicotici. Ad oggi non sono state pubblicate descrizioni dettagliate di pazienti colpiti da Covid-19 e affetti da difficoltà cognitive specifiche (ad esempio disturbi del linguaggio orale/scritto, delle componenti distinte della memoria, delle funzioni motorie superiori, delle abilità matematiche, ecc.).
Lo studio pubblicato
Ed ecco la novità. Lo studio realizzato da Konstantinos Priftis del dipartimento di Psicologia generale dell'Università di Padova, in collaborazione con le psicologhe Lorella Algeri e Simonetta Spada e la fisiatra Stella Villella dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, indaga per la prima volta un paziente in cui il Covid-19 si è manifestato oltre che con lievi evidenze respiratorie anche con sintomi mentali generalizzati, in seguito regrediti, e con segni neuropsicologici altamente specifici. La ricerca è stato pubblicata sulla rivista Neurological Sciences del gruppo editoriale Springer Nature con il titolo "COVID-19 presenting with agraphia and conduction aphasia in a patient with left-hemisphere ischemic stroke".
La pubblicazione del gruppo di Priftis ha analizzato il percorso clinico del paziente dal punto di vista neuropsicologico descrivendo le difficoltà cognitive specifiche riscontrate.
La ricerca pone in evidenza come, oltre alla necessità di curare le conseguenze dei danni respiratori e cerebrali, una delle frontiere future che il sistema sanitario dovrà fronteggiare sarà quella di valutare un paziente Covid-19 anche dal punto di vista neuropsicologico come indizio sentinella di affezione da virus e avviare una sistematica riabilitazione cognitiva.
Il caso studiato
«Abbiamo studiato un paziente in cui il Covid-19 ha causato un ictus localizzato nell’emisfero cerebrale sinistro - dice Konstantinos Priftis -. Dopo alcuni giorni di febbre l’uomo, ormai sfebbrato, era stato ricoverato non tanto per complicazioni polmonari, ma per difficoltà linguistiche e agitazione comportamentale. A tutti gli effetti, da un punto di vista clinico, non sarebbe stato un paziente Covid-19. I routinari test sierologici di protocollo adottati per il ricovero hanno svelato la presenza di anticorpi per il Sars-CoV-2 mentre la risonanza magnetica ha rivelato la presenza di embolie multiple nell’emisfero cerebrale sinistro». «Ed è qui che, rispetto alla prassi clinica seguita per i ricoverati, abbiamo sottoposto il paziente anche a un esame neuropsicologico molto approfondito. Dopo i test abbiano notato come il paziente fosse incapace di scrivere (agrafia) e di come si sia manifestata, in maniera più lieve, un’afasia di conduzione cioè l’incapacità di ripetere le parole udite, mentre il resto delle funzioni mentali era rimasto intatto».
Lo studio mette in luce, per la prima volta, che il Sars-Cov-2 può manifestarsi non solo tramite segni respiratori o sintomi mentali generalizzati, ma anche con segni neuropsicologici altamente specifici (agrafia, afasia di conduzione, ecc.).
«Questo caso è importante perché è una sorta di “sentinella” di situazioni simili che potrebbero sottrarsi alla casistica dei pazienti Covid-19 una volta passata l’emergenza. Ecco perché - sottolinea Konstantinos Priftis - diventa molto importante inserire un’attenta valutazione neuropsicologica tra i test diagnostici delle conseguenze del Sars-CoV-2. Alcuni pazienti, come il nostro, sono arrivati all’osservazione clinica a causa dei loro segni neuropsicologici e non per i classici segni respiratori. Non solo, una volta venuti alla luce questi casi, oltre la valutazione neuropsicologica, molti di questi pazienti dovranno essere seguiti per una loro sistematica riabilitazione cognitiva. Questa circostanza costituisce una nuova sfida, non solo clinica ma anche finanziaria, da affrontare immediatamente nell’ambito delle conseguenze cerebrali del Sars-CoV-2».
Link alla ricerca: https://link.springer.com/article/10.1007/s10072-020-04768-w
Autori: Konstantinos Priftis Dipartimento di Psicologia Generale - Università di Padova, Lorella Algeri UOC Psicologia - Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Stella Villella UOC Riabilitazione specialistica - Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Maria Simonetta Spada UOC Psicologia - Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo
Titolo: "COVID-19 presenting with agraphia and conduction aphasia in a patient with left-hemisphere ischemic stroke" - «Neurological Sciences» - 2020
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