Sono tanti e in costante aumento i progetti candidati a diventare nuovi vaccini contro il Covid-19, ed è letteralmente una corsa contro il tempo. La ricerca di un vaccino richiede in media 10 anni, mentre l’attuale emergenza fa ipotizzare un arco di 12-18 mesi. Nonostante l’impellenza della pandemia che ha finora colpito 28 milioni di persone causando 900mila morti, non si può prescindere da studi rigorosi su efficacia e sicurezza. Qual è l’iter di un progetto vaccinale prima dell'ok delle autorità regolatorie internazionali? E quali sono oggi i vaccini più vicini al traguardo? È di oggi il rientro in campo di AstraZeneca-Oxford...
Secondo l'ultima ricognizione dell’OMS “Draft landscape of COVID-19 candidate vaccines”, del 9 settembre 2020, sono 180 i progetti in corsa per l'autorizzazione, ma solo 35 sono in fase di sperimentazione clinica sull’uomo, mentre 145 sono ancora in fase preclinica.
Per ora sono 9 i vaccini sperimentali più vicini al traguardo, giunti cioè alla fase 3 della sperimentazione sull'uomo che, come vedremo, rappresenta l'ultimo step da superare prima dell'ok definitivo.
- Tra questi ritroviamo in campo l'AZD1222 dello Jenner Institute dell’Università di Oxford, sviluppato in collaborazione con l’azienda Advent-Irbm di Pomezia e prodotto da AstraZeneca. Il vaccino ha ripreso la sua corsa dopo lo stop, deciso il 9 settembre dall'azienda, in seguito a una reazione avversa severa (mielite trasversa) manifestata da un volontario inglese. Una sospensione temporanea dei trial clinici, aveva spiegato AstraZeneca, per consentire la valutazione di questo caso da parte di un comitato di esperti indipendente. Successivamente, il 12 settembre, la multinazionale ha annunciato di aver avuto l'autorizzazione a riprendere la sperimentazione da tutti gli enti regolatori britannici.
L'AZD1222 utilizza un adenovirus di scimpanzé isolato e modificato come vettore della proteina Spike del coronavirus. Uno studio su Lancet (Safety and immunogenicity of the ChAdOx1 nCoV-19 vaccine against SARS-CoV-2) ne mostra l’efficacia nella produzione di cellule T e di anticorpi neutralizzanti. E il governo italiano con AstraZeneca ha già previsto una fornitura fino a 400 milioni di dosi. I trials clinici prevedono 30mila partecipanti - da Usa, Gb, Brasile e Sud Africa - di età superiore a 18 anni, sani o affetti da malattie croniche stabili.
Ma altri vaccini sperimentali sono ora in fase 3:
- il vaccino mRNA-1273 sviluppato da Moderna Inc insieme all’Istituto Nazionale per le Allergie e le Malattie Infettive (NIAID) guidato da Anthony Fauci;
- 3 LNP-mRNAs di Pfizer-BioNTech (anch'esso basato su mRna), per il quale la Commissione Ue si è assicurata 300 milioni di dosi;
- il prodotto sviluppato da Janssen (Johnson & Johnson), che utilizza un adenovirus come vettore virale non replicante. Per la fase 3 della sperimentazione, tuttavia, il reclutameto dei volontari, non è ancora stato completato;
- il vaccino di Sinovac (che prevede una metodologia con virus intero inattivato);
- Ad5-nCoV di CanSino Biological Inc. con Istituto di Biotecnologie di Pechino che utilizza un adenovirus per trasportare il materiale genetico che codifica la proteina Spike.
- il vaccino sviluppato dal Wuhan Institute of Biological Products con Sinopharm, che si basa su virus intero inattivato;
- il prodotto dell'Istituto di Biologia di Pechino, sviluppato con Sinopharm, anch'esso basato su una piattaforme che prevede l'utilizzo del virus intero inattivato;
- il vaccino russo sviluppato dal Gamaleya Research Institute of Epidemiology and Microbiology di Mosca, sul quale però sono stati pubblicati pochi dati e su un numero ristretto di pazienti.
Intanto, un vaccino italiano, GRAd-Cov2, prodotto dalla società ReiThera e basato su un vettore adenovirale, ha ricevuto l’ok delle autorità sanitarie alla sperimentazione sull’uomo: l’arruolamento di 90 volontari sani è partito a fine agosto all’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma, dove sono già stati effettuati i primi test. Attende ancora il via libera alla fase 1 un altro vaccino italiano, progettato da Takis e Rottapharm Biotech: i test potrebbero partire questo inverno all’Istituto Pascale di Napoli e al San Gerardo di Monza. Va citato anche il progetto interamente made in Italy, realizzato dalla startup senese Biomvis in collaborazione con il Cibio dell’Università di Trento. La sperimentazione è ancora in fase preclinica e il suo sviluppo dipenderà dalla possibilità di reperire adeguati finanziamenti.
Come tutti i vaccini, del resto, anche quello contro Sars-CoV-2 richiede ingenti investimenti economici e uno sforzo globale.
A tale proposito, l’organizzazione internazionale GAVI, che promuove i vaccini nei paesi a basso reddito, insieme a CEPI e all’Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato un fondo, Covax che ha il compito di finanziare le aziende farmaceutiche impegnate nella ricerca, garantendo “un accesso equo ai vaccini Covid-19 per porre fine alla fase acuta della pandemia entro la fine del 2021”. L’obiettivo è la produzione di circa 2 miliardi di dosi per un investimento globale di circa 18,1 miliardi di dollari.
La disponibilità vaccinale, in particolare nei paesi a basso reddito è una delle questioni cruciali oggi sul tappeto, ma intanto è scattata la corsa dei paesi ricchi per accaparrarsi le dosi dei vaccini ancora in fase di sviluppo.
Qual è dunque il persorso necessario a ogni studio vaccinale che aspira all'ok delle autorità regolatorie internazionali?
Ogni ricerca inizia con la valutazione in vitro, per individuare innanzitutto la componente attiva.
Quindi si passa alla fase preclinica per testare la risposta immunitaria (e le reazioni avverse) su animali da esperimento, e soltanto dopo questa fase può prendere il via la sperimentazione clinica sull’uomo che prevede 4 distinte fasi:
- Fase 1: dozzine di volontari vengono normalmente monitorati per verificare che la somministrazione del vaccino non dia effetti collaterali indesiderati (rispetto a un placebo o a un vaccino conosciuto). Negli studi di fase I si segue anche l’immunogenicità del vaccino, normalmente analizzando titoli anticorpali e cellule T.
- Fase 2: centinaia o migliaia di volontari sono seguiti per mesi, monitorando sempre la scurezza del vaccino ed ampliando i dati di immunogenicità. Inoltre, la Fase 2 spesso consente di avere i primi dati di efficacia del vaccino.
- Fase 3: diverse decine di migliaia di volontari vaccinati al fine di seguire l’efficacia del vaccino e confermare i dati di sicurezza e immunogenicità ottenuti nelle precedenti fasi sperimentali.
- Fase 4: dopo l’entrata in commercio del vaccino, il prodotto viene comunque sempre monitorato al fine di stabilirne l’efficacia anche in popolazioni non incluse nelle fasi 2 e 3, verificando anche l’insorgenza di rari casi di eventi avversi, individuabili solo dopo l’impiego del vaccino su milioni di individui.
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