Un nuovo studio dell'Università di Padova e dell'Università Americana UT Southwestern, supportato da Fondazione Veronesi, analizza nel dettaglio come buone e cattive abitudini alimentari influiscono sulla funzionalità del corpo e della fisiologia, utilizzando un approccio innovativo nel campo e altamente tecnologico basato su modelli di “organ on chip”. Ecco cosa ha rivelato.
La nostra vita è scandita da un orologio interno, un vero e proprio "timer" che adatta con estrema precisione la nostra fisiologia alle diverse fasi della giornata, regolando funzioni come i livelli ormonali, il sonno, la temperatura corporea e il metabolismo. L’equilibrio tra l’orologio biologico interno e le abitudini quotidiane, come l’orario dei pasti e l’esercizio fisico, garantisce la salute dello stato fisico e psichico di una persona, di contro un disallineamento aumenta il rischio di insorgenza di malattie, come diabete e tumori.
È questo l’oggetto dello studio pubblicato su Nature Communications a firma del professor Nicola Elvassore (Principal Investigator del VIMM e Università di Padova), della dottoressa Onelia Gagliano, del professor Joseph Takahashi e di altri co-autori, che si sono avvalsi della lunga e consolidata collaborazione tra l’Università di Padova e l’Università Americana UT Southwestern di Dallas, nonché al supporto della Fondazione Umberto Veronesi, che ha sponsorizzato una borsa di studio per la Gagliano.
Il team di ricerca è partito dalle evidenze e dagli studi sui ritmi circadiani, culminati nel premio Nobel per la Medicina assegnato nel 2017 ai tre genetisti Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young che hanno studiato il meccanismo che controlla questo speciale ritmo biologico e scoperto il sistema grazie al quale tutti gli organismi viventi regolano il proprio orologio circadiano in sintonia con l’ambiente esterno.
Il nuovo studio ha dunque analizzato come buone e cattive abitudini alimentari influiscono sulla funzionalità del corpo e della fisiologia, utilizzando un approccio innovativo nel campo e altamente tecnologico basato su modelli di “organ on chip”.
Il vantaggio di questa tecnologia sta nella capacità di ricreare, in microscala, le condizioni e gli aspetti chiave degli organi viventi e di permettere alle cellule di vivere e crescere come se fossero all’interno di un organismo, consentendo di esplorare la risposta cellulare a diversi regimi alimentari e di controllare il tempo ma anche la frequenza con cui vengono somministrate fasi di digiuno e di alimentazione, allo scopo di mimare routine giornaliere salutari o patologiche.
Questo studio ha rivelato, anche utilizzando un sistema cellulare molto semplice, che non solo è importante la frequenza con cui si susseguono le fasi di alimentazione e digiuno, mostrando la frequenza di 12 ore come quella capace di sostenere il nostro orologio biologico, ma che è altrettanto importante l'allineamento tra segnali metabolici e ritmi circadiani, per garantire un'oscillazione robusta.
Quando infatti tale allineamento è messo in discussione da abitudini alimentari dannose, non è solo il ritmo circadiano a vacillare, ma anche altre funzioni metaboliche ad esso connesse.
“Queste evidenze e questi risultati condotti su microorgani - ha sottolineato Nicola Elvassore - aprono promettenti prospettive scientifiche a studi più complessi che coinvolgono tessuti e organi (come fegato, cuore e cervello) altamente sensibili alle abitudini quotidiane e a cui sono esposti, al fine di prevenire l’insorgenza di malattie legate allo stile di vita”.
https://www.nature.com/articles/s41467-021-26294-9
Titolo: “Synchronization between peripheral circadian clock and feeding-fasting cycles in microfluidic device sustains oscillatory pattern of transcriptome”
Autori: Onelia Gagliano, Camilla Luni, Yan Li, Silvia Angilillo, Wei Qin, Francesco Panariello, Davide Cacchiarelli, Joseph S. Takahashi & Nicola Elvassore
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