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Ogni anno, in Italia, 11mila persone muoiono a causa dell'antibioticoresistenza. E secondo le ultime stime, entro il 2050, l'abuso o l'uso improprio degli antibiotici potrebbe causare nel mondo 10 milioni di decessi. Un fenomeno allarmante, considerato come una delle maggiori emergenze sanitarie globali. Eppure, in Italia 1 italiano su 2 non ha mai sentito parlare di antibioticoresistenza.  

Ne consegue che il 46% degli italiani utilizzerebbe gli antibiotici anche per combattere le infezioni virali. Il 74% delle persone interpellate afferma di aver fatto ricorso a questi farmaci negli ultimi dodici mesi, e di questi ben il 56% per infezioni del tratto respiratorio superiore, come mal di gola/faringite, laringite e tonsillite.

È la fotografia che emerge dalla ricerca sull’utilizzo degli antibiotici da parte degli italiani e alla loro conoscenza e sensibilità sull’antibioticoresistenza svolta da IQVIA per Reckitt. Lo studio, condotto su un campione di oltre 1.300 individui, rappresentativo della popolazione italiana adulta, è stata presentata in occasione della Settimana mondiale sull'uso consapevole degli antibiotici dal 18 al 24 novembre 2023.

Va detto inoltre che - in base agli ultimi rapporti dell'Aifa, Agenzia italiana del farmaco - l’Italia è uno dei Paesi con i dati peggiori per le resistenze a livello ospedaliero (si veda l'articolo su Temasalute.it).

Comportamenti e percezioni degli italiani

L'uso inappropriato di un antibiotico può nascere da una scarsa conoscenza circa le modalità corrette di utilizzo di quest’ultimo e dall’assenza di una valutazione medica.

Per curare le comuni infezioni delle vie respiratorie superiori, quelle di origine virale come ad esempio raffreddore, influenza e, nella maggior parte dei casi il mal di gola, gli antibiotici molto spesso non sono necessari, proprio perché si tratta di infezioni sostenute da virus, contro i quali gli antibiotici non esplicano alcun effetto terapeutico.

Utilizzare frequentemente gli antibiotici porta a sviluppare un adattamento di alcuni microrganismi che acquisiscono la capacità di sopravvivere, resistere e, perfino, proliferare in presenza di una concentrazione di un agente antibatterico, generalmente sufficiente ad inibire o uccidere microrganismi della stessa specie, rendendo, così, l’azione dell’antibiotico inefficace.

Parlando di mal di gola, ad esempio, anche AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, ha ormai accertato che in 9 casi su 10 il mal di gola è di origine virale e non batterica, e quindi non necessita dell’assunzione dell’antibiotico per la sua cura. Ciò nonostante, in Italia, il mal di gola rappresenta, tra le patologie elencate, quella con la più alta percentuale di utilizzo inappropriato di antibiotici, come evidenziato nel rapporto nazionale del 2021 redatto proprio dall’AIFA sull’utilizzo degli antibiotici in Italia.

«Il mal di gola costituisce uno dei motivi più comuni per cui i pazienti si rivolgono al proprio medico e può avere un impatto negativo sostanziale sulla vita quotidiana di un individuo» sostiene Aurelio Sessa, specialista in medicina interna. «Sebbene doloroso e autolimitante, in molti casi si risolve entro 3-7 giorni, anche spontaneamente. Tuttavia, il disagio causato dai sintomi spinge i pazienti verso la richiesta e l’uso inappropriato degli antibiotici, fattore che contribuisce al crescente problema della resistenza antibiotica. Per il trattamento sintomatico del mal di gola possono risultare utili le formulazioni di FANS da somministrare a livello locale, come ad esempio quelle a base di flurbiprofene, poiché Il sollievo sintomatico conseguente all’applicazione locale di FANS rappresenterebbe quindi un fattore rilevante per i pazienti, in grado così di ridurre l’uso inappropriato degli antibiotici». 

Dall’indagine, condotta da IQVIA per Reckitt, emerge, inoltre, come il medico di medicina generale continui ad essere il punto di riferimento per il paziente nella ricerca di informazioni (53%). Detto ciò, però, preoccupa il dato secondo cui 1 italiano su 2 non ha mai sentito parlare di antibiotico–resistenza e ancor di più, tra coloro che dichiarano di non averne sentito parlare, il 49% la definisce erroneamente e semplicemente come inefficacia dell’antibiotico, mentre il 45% pensa che questo fenomeno non possa diventare un vero e proprio problema. Da questi dati è, pertanto, evidente una mancanza di consapevolezza, educazione e sensibilità circa un tema così rilevante.

Ad aggravare ulteriormente la situazione, poi, ci sono le percentuali legate alle modalità di utilizzo degli antibiotici che, come dimostrato dalla ricerca, mettono in mostra molti atteggiamenti scorretti e credenze sbagliate, potenzialmente pericolose per la salute: il 41% non collega la resistenza all’antibiotico alla sua assunzione senza una reale necessità, il 49% è propenso ad utilizzare un antibiotico che ha già a disposizione a casa senza una nuova prescrizione e il 46% utilizzerebbe erroneamente antibiotici anche per curare infezioni virali, come l’influenza, senza approfondire con il medico.

Infine, emerge come problematica cruciale anche la scarsa e poco diffusa consapevolezza circa le conseguenze di un’assunzione errata e non controllata dell’antibiotico. A questo proposito,  circa il 40% di coloro che assumono gli antibiotici per il mal di gola non conoscono i rischi di un uso improprio e credono che questo si possa assumere senza un particolare controllo e senza esami approfonditi sull’origine dei sintomi.

In questa direzione si conferma, ulteriormente, il ruolo di Reckitt nel contribuire fattivamente allo sviluppo di un piano di intervento con tutti gli interlocutori chiave nella gestione appropriata delle patologie del tratto respiratorio superiore.

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