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Cercasi con urgenza medico di famiglia a Milano e dintorni. Il bando di Regione Lombardia, aperto a settembre per coprire 266 ambiti carenti, si è appena concluso con la selezione di 138 dottori di base. Ma anche questo reclutamento non sarà sufficiente a 

risolvere, se non in parte, l’attuale deficit di assistenza primaria. Inoltre, a differenza degli altri due bandi, aperti in primavera senza successo per l’assegnazione degli incarichi vacanti, quest’ultima selezione è stata rivolta ai “tirocinanti”, oltre che ai laureati di altre regioni.

“Al Bando regionale del 21 settembre, destinato ai medici che stanno frequentando il corso di formazione triennale specifica in medicina generale, hanno risposto in totale 157 medici per tutta l’Area della città metropolitana, ma di questi solo 138 hanno poi accettato degli ambiti”, spiega Galdino Cassavia, direttore UOC Innovazione e sviluppo delle Cure Primarie di Ats Milano.

In particolare, “per la città sono stati assegnati tutti i posti messi a bando, poco meno di 50. Qualcuno dei candidati ricopriva già un incarico temporaneo, ma per la maggior parte si tratta di nuovi inserimenti: giovani medici che fino al termine del tirocinio potranno assistere al massimo 1000 pazienti”.

Intanto, continua l’emorragia dei pensionamenti: già il prossimo mese, rivela ATS Milano, altri 13 camici bianchi cesseranno l’attività lasciando ulteriormente sguarnita l’area metropolitana. Tuttavia, secondo Cassavia, “con i nuovi arrivi, la problematica in città dovrebbe essere non rilevante, mentre – sottolinea - resta critica fuori Milano”.

Un’emergenza, questa dei medici di medicina generale, che era prevista da almeno 20 anni: era noto a tutti gli addetti ai lavori che la gobba pensionistica sarebbe arrivata al nel 2024, quando circa un terzo dei 40.700 dottori di famiglia italiani avrebbe raggiunto i limiti di età, lasciando migliaia di persone senza assistenza. E in particolare in Lombardia – dove si contano oltre 5.500 medici di base, la metà dei quali potrebbe andare in pensione nei prossimi 5 anni – la medicina territoriale è un nervo scoperto. Nella regione più popolosa d’Italia, l’emergenza Covid ha evidenziato gravi criticità, e la Giunta Fontana - Moratti non è stata in grado né di garantire il turnover dei medici né di risolvere le difficoltà sul territorio.

Ora, i 138 dottori selezionati da Ats Milano avranno tre mesi di tempo per trovare l’ambulatorio e accettare l’incarico. Secondo il presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, questi nuovi ingressi non risolveranno le attuali carenze. rossi omceo“Non si può cantar vittoria perché i posti messi a bando da Regione e ATS sono stati coperti al 50 - 60%, anziché al 10% come nelle precedenti selezioni”, afferma. Inoltre, “questi nuovi medici dovranno affrontare oggettive difficoltà economiche. Quando cominciai a fare il medico, trovai lo studio nell’arco di un mese… per questi giovani colleghi è diverso: ancora non hanno un ambulatorio, e potrebbero anche non trovarlo. Non voglio disegnare un quadro a tinte fosche, ma sono realista. E anche se tutti accettassero in via definitiva, non si riuscirebbe comunque a coprire tutte le zone carenti”.

Anche il tema della sicurezza potrebbe disincentivare le aperture nelle aree più periferiche e sguarnite. “In alcuni quartieri le aggressioni nei confronti dei camici bianchi sono aumento, e soprattutto per le colleghe è pericoloso lavorare fino a tarda sera”. Ma il punto cruciale è un altro, secondo Roberto Carlo Rossi, che è inoltre presidente del sindacato Snami Lombardia. “Dobbiamo chiederci perché sempre meno giovani aspirano a diventare medici di famiglia. Io ritengo che questa figura sia oggi scarsamente considerata, mentre la burocrazia aumenta e diminuisce la redditività, soprattutto per i giovani. A partire dalla formazione: il triennio per diventare medico di famiglia prevede un compenso di 800 euro mensili, mentre le altre specialità sono remunerate quasi il doppio”. C’è un problema a monte, che "riguarda le scelte politiche”, conclude Rossi. “Se non si decide di investire di più e meglio, soprattutto sui giovani, c’è il rischio che la figura del medico di famiglia vada letteralmente a estinguersi: io pavento che venga sostituito dai privati, come già sta accadendo a Milano, dove gli studi di medicina generale a pagamento sono presi d’assalto, il che la dice lunga sulle attuali carenze dell’assistenza primaria. Peraltro, questi colleghi che operano nel servizio privato non hanno ovviamente un ricettario… Trovo molto grave che lo Stato consenta questo tipo di realtà..”.

Un’altra alternativa che sta appena dietro l’angolo, secondo il presidente Rossi, è il “medico elettronico”, un dottore di famiglia virtuale che in base ad algoritmi interagisca con i pazienti fornendo sospetti diagnostici e prescrivendo analisi e terapie. “Si tratta di un’alternativa molto pericolosa per la salute perché non può esistere un caso uguale a un altro… e in caso di errore, i rischi sono gravissimi”.

C’è infine chi sostiene che queste carenze verranno risolte dalle Case della comunità, previste dal DM 77 grazie all’arrivo dei fondi europei del PNRR – Missione 6 - per 2 miliardi di euro.   

Sulla carta, promettono il rafforzamento del territorio con 1.350 strutture in Italia aperte H24, con la presenza di medici di famiglia, infermieri di comunità, specialisti, assistenti sociali: in Lombardia ne sono previste 216. E per gli investimenti nella sanità pubblica, alla Lombardia sono stati assegnati circa 1,6 miliardi di euro.

A che punto sono le Case della Comunità? “Non pervenute”, risponde secco Rossi. “Mi spiace essere tranchant, però si tratta di decisioni prese a livello europeo, motivate dai fondi del PNRR ma prive di addentellati col mondo reale. Per usare una metafora, mi ricordano le strade principali di un villaggio western: dietro le facciate il nulla”.

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